mercoledì 24 giugno 2020

Riflessioni di un giovane anagraficamente non piú giovane

... e che inizia a parlare come il nonno che non ha mai avuto.

Ho iniziato a lavorare nel campo della consulenza-progettazione nel 1997, in realtá primariamente come topografo, ma in un piccolo studio tecnico in cui si facevano anche consulenze in ambito edile e piccola progettazione.

Una delle mie prime attivitá consisteva nel usare AutoCAD10 (tutto in MS-DOS) per stampare con un plotter calcomp pacesetter come quello in foto, macchina che poi mi sono comprato quando mi sono messo in proprio, probabilmente piú per nostalgia che per reale necessitá.
 

Un bestione formato A0 a pennini che stampava ad una lentezza esasperante e andava sorvegliato costantemente nel caso si asciugasse l'inchiostro, per fermarlo, far scrivere la penna, e riprendere la stampa. All'epoca circolavano giá i plotter a getto di inchiostro, ma la qualitá del disegno era piuttosto scarsa e si preferivano ancora quelli a penne.

Mi sono soffermato sul mercato delle stampanti 3D e ho rivisto molti tratti dell'evoluzione dei plotter, chiaramente applicati alla nuova frontiera tecnologica, ma nelle mani di una generazione che ha smesso di immaginare la realtá guardando i disegni e che vede il mondo in maniera tridimens
ionale. 

Chiaramente, come tutti i giovani, i giovani di oggi credono di essere anni luce avanti alla precedente generazione e che non ci sia confronto. Siamo stati tutti giovani e sappiamo benissimo quanto siano proiettati verso il futuro e quanto poco spazio ci sia per la riflessione e la comprensione del percorso che li ha portati a quel punto.

Io peró ho i capelli bianchi e inizio a guardare le cose da una certa distanza, forse per via della presbiopia, e a mettere insieme i pezzi di quel puzzle che fino a qualche anno fa non vedevo.

Disegnavamo sulla carta per trasformare la realtá in una bidimensionale interpretazione artistica di quello che avremmo visto. Ci allenavamo ad immaginare un mondo che non esisteva e che non era ancora possibile vedere.

Oggi quel mondo lo stampiamo, con macchine che si muovono ormai su tre assi e danno vita alla perfetta rappresentazione di quel concept cosicché nessuno tranne il progettista possa aver immaginato il futuro. 

Abbiamo certamente perso quella sorta di romanticismo leopardiano che lasciava la scoperta al lavoro finito e lo abbiamo scambiato con la certezza della modellazione solida, con l'assoluta concretezza della proiezione digitale, con l'incapacitá di immaginare. 

Abbiamo infine scambiato l'ignoranza della fantasia con la certezza dell'ignoranza, senza poterci chiedere come faceva Marzullo, se i sogni aiutano a vivere o vivere aiuta a sognare.