Felicità indirette, poiché non penso che la violazione cosciente le norme giuridiche e sociali possa, salvo rari casi di soggetti antisociali, procurare da sola uno stato di euforia e benessere.
La felicità è data quindi dall'anticipazione del benessere che deriverà dal godere dei frutti della corruzione. Con i soldi in contanti che verranno corrisposti oppure gli utili indebitamente racimolati, daranno agi e benessere in quantità superiori alla competizione onesta e rispettosa delle regole.
La competizione
E' il motore delle attività umane, non è in genere tanto importante raggiungere il proprio obiettivo, quanto superare gli altri. E' fondamentale, nel contesto sociale essere i primi, i migliori, non già avere a sufficienza o migliorare continuamente sé stessi.
Il miglioramento continuo non è interessante, che gusto c'è a pensare che la felicità è nella competizione e non nel risultato? Perchè mi risuonano in mente le placide parole del Barone de Coubertin?
"L'ìimportante è partecipare"
La felicità della competizione, la partecipazione quale stimolo interiore, è però un aspetto che riguarda solo quei soggetti che abbiano raggiunto una sufficiente cognizione di sé, che siano abbastanza colti, piuttosto autocritici e soprattutto che abbiano ben chiaro cosa si aspettano di raggiungere e in che maniera
Non tutti sono disposti a vivere nell'inganno pur di ottenere benefici sociali.
La maggior parte delle persone neppure riesce a soddisfare sé stessa e passa la vita a rincorrere obiettivi esterni in genere posti da qualcuno che ha interesse che vengano, non raggiunti, bensì inseguiti.
E così la felicità diventa non già il piacere della competizione, bensì il raggiungimento di un traguardo che si sposta sempre, fino a sublimare in una vita oltre la vita, in qualcosa di intangibile e sperato che certifica l'assenza della felicità terrena, lasciando disperatamente alla ricerca di qualcosa che possa surrogarla nell'immediato.
La corruzione è la resa
Un timido tentativo di vincere prima dell'arrivo, un modo per anticipare il premio che però non considera le sanzioni, morali e giuridiche, della scorciatoia.
La vera felicità è nella competizione, nel piacere della competizione franca che nutre lo spirito dell'atleta, nell'onestà di sapersi campione non già per aver superato gli altri, ma per non aver tradito sé stesso.
La felicità non si compra, si costruisce con il sudore e l'onestà.
"L'ìimportante è partecipare"
La felicità della competizione, la partecipazione quale stimolo interiore, è però un aspetto che riguarda solo quei soggetti che abbiano raggiunto una sufficiente cognizione di sé, che siano abbastanza colti, piuttosto autocritici e soprattutto che abbiano ben chiaro cosa si aspettano di raggiungere e in che maniera
Non tutti sono disposti a vivere nell'inganno pur di ottenere benefici sociali.
La maggior parte delle persone neppure riesce a soddisfare sé stessa e passa la vita a rincorrere obiettivi esterni in genere posti da qualcuno che ha interesse che vengano, non raggiunti, bensì inseguiti.
E così la felicità diventa non già il piacere della competizione, bensì il raggiungimento di un traguardo che si sposta sempre, fino a sublimare in una vita oltre la vita, in qualcosa di intangibile e sperato che certifica l'assenza della felicità terrena, lasciando disperatamente alla ricerca di qualcosa che possa surrogarla nell'immediato.
La corruzione è la resa
Un timido tentativo di vincere prima dell'arrivo, un modo per anticipare il premio che però non considera le sanzioni, morali e giuridiche, della scorciatoia.
La vera felicità è nella competizione, nel piacere della competizione franca che nutre lo spirito dell'atleta, nell'onestà di sapersi campione non già per aver superato gli altri, ma per non aver tradito sé stesso.
La felicità non si compra, si costruisce con il sudore e l'onestà.
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