...ma soltanto gli imbonitori e gli scippatori. Ed è con questa consapevolezza che ogni giorno guardo il telegiornale.
Tra i rari fatti di cronaca estera, frammentari e confusi, trovo infinite circonlocuzioni di concetti così poveri da lasciare attoniti.
La politica nostrana si "parla addosso" in un sistema consolidato di gestione dell'ignoranza, in cui non è possibile intavolare alcun discorso intelligente, dove l'unico argomento di convincimento di masse sempre più ignoranti e avviluppate da tale stupidità, è dato dagli attacchi ad personam al leader politico di turno.
In questo contesto surreale, dove tutti sembrano avere un preciso scopo nell'universo e comprendere l'esatto significato della vita, mi ritrovo a pormi domande esistenziali e soprattutto a ricercare quei valori che contraddistinguono l'importanza dell'esistenza.
Vivere in fondo non può essere soltanto aspettare di morire.
Ma non è neppure tentare di vivere in eterno o di apparire eterni.
Eppure i malati di selfie, quei soggetti interessati alla vita sentimentale dei politici o a ricercare nuove classi contro cui lottare, sembrano avere tutte le risposte. E i telegiornali non si discostano granché dal certificare queste sicurezze.
La confusione che si crea alimenta gli schieramenti, blandisce le fazioni in lotta e rafforza il convincimento di quanti si ritengano nella ragione.
Non c'è ragione che tenga di fronte all'ineluttabilità del cambiamento.
Dovremmo comprendere che il significato, la funzione, è nel vuoto, nell'assenza, mentre la presenza di qualsiasi cosa rappresenta soltanto la struttura e così nelle opinioni, nella verità.
La verità esiste soltanto nell'assenza di interlocutore, poiché ogni nuovo punto di vista pone a rischio le nostre certezze.
Cavalcare il cambiamento sembra un'attività alla portata di tutti, ma che alla fine interessa soltanto gli imbroglioni e gli scippatori, quelli che del movimento delle masse sanno approfittare, quelli che sanno far credere che in fondo nulla stia cambiando quando tutta la scala dei valori è in discussione.
E così mi appresto a cambiare, felice di farlo, mentre tutt'intorno a me infuria la lotta per la conservazione dello status quo a discapito degli altri, mentre nel fuggi fuggi generale di quanti cercano di restare al loro posto nessuno si rende conto che quel posto neppure più esiste e sovente il castello di carte che rappresenta la nostra vita è già crollato.
Infine, per non dare appigli ai sollevatori di folle, non ci resta che citare Gandhi: «Siate il cambiamento che volete vedere nel mondo», ma soprattutto siate il cambiamento.
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