giovedì 14 novembre 2019

Il nazionalsocialismo ritorna?

... e non può essere una buona notizia. L'Europa è in fibrillazione.

In Germania i gruppi di destra suscitano interesse. Forse il tempo speso dal Governo tedesco in politica estera e commerciale, ha sottratto risorse alla politica interna e alla difficile integrazione culturale europea.

In Polonia i nazionalisti locali legati ai neonazisti sono scesi in piazza in 150.000 per contestare la UE, che peraltro é stato il motore della loro rinascita economica. Forse il lavoro fatto a Bruxelles non é stato comunicato a dovere in quelle zone.



Oltre a queste notizie internazionali ce ne sono altre relative all'Italia.

Forse piú allarmanti.

Si legge in questi giorni che Salvini e il suo partito siano in crescita di consensi e che molti eletti del Movimento Cinque Stelle stiano migrando verso le fila della Lega.

Tralsciamo la futilità del pensiero ideologico del M5S che evapora alla prima occasione.

Questa rivoluzione dei M5S che passano in blocco alla Lega, in testa nei sondaggi e in continua crescita, unita ad un nuovo orgoglio razzista che sta crescendo ovunque nel Paese, non può essere visto altrimenti che come il precursore di una deriva nazionalsocialista, con tutti i rischi che ne conseguono.

Al di là della ormai miserrima reputazione della politica italiana, ha un qualche senso fare a gara a chi fa peggio per salvare gli interessi del momento e condannare i nostri figli a vivere domani in una Italia di quel tipo?

Chi ne ha le facoltá intellettuali necessarie, rifletta a lungo.

sabato 21 settembre 2019

Umiltà non è sottomissione...

... come normalmente ci fanno credere.

Mi ci è voluto tempo a comprenderlo, ma per essere umili bisogna essere consapevolmente superiori.

Già perché nonostante il concetto cattolico insito nella nostra cultura di umiltà per cui per essere umili ci si deve sottomettere è palesemente sbagliato.
Secondo tale dottrina la sottomissione, l'ubbidienza cieca sono il migliore esempio di temperanza, quando invece l'umiltà si può manifestare al meglio nell'atteggiamento diametralmente opposto.

Di contro non è arrogante chi mostra la propria competenza, bensì invidioso chi critica questo comportamento poiché ritiene che sottolinei la propria ignoranza.

Umiltà e arroganza quindi cambiano prospettiva se vengono valutate da qualcuno che si sente inferiore al proprio interlocutore, o che ha necessità di porsi ad un piano ulteriore a prescindere dal contesto.
Raramente infatti chi è in grado di intrattenere una conversazione di qualità, chi è in grado di apprendere mentre dà il proprio punto di vista, ricorre ad accuse di arroganza.

Non si odia finché la nostra stima è ancora poca, ma soltanto allorché si stima qualcuno come uguale o superiore. (Friedrich Nietzsche)

E così nel tempo, mentre mi rendevo conto della mia ignoranza, mi rendevo contemporaneamente conto che maggiore era l'ignoranza di chi mi tacciava di arroganza.
Succedeva spesso di essere definito arrogante per l'esternazione di opinioni tecniche circostanziate e documentate, il che è chiaramente impossibile se non per chi non sia in grado di comprendere i contenuti.

Ma se arrogante è chi documenta, chi sa, chi è umile?
E' davvero arrogante chi esprime la propria cifra intellettuale?
Chiaramente è arrogante chi accusa, chi non sa porsi sullo stesso piano, per invidia o ignoranza, anche se questa definizione entra in parziale conflitto con il Treccani

arroganza s. f. [dal lat. arrogantia]. – L’essere arrogante; insolenza e asprezza di modi di chi, presumendo troppo di sé, vuol far sentire la sua superiorità: non posso soffrire la tua a.; tratta tutti con a. sfacciata; parlare, chiedere con a.; mi ha indignato l’a. delle sue risposte; nel linguaggio giornalistico, a. del potere, il comportamento altezzoso, sprezzante e talora violento che spesso caratterizza chi detiene il potere.
In parziale conflitto perché in quel momento l'ignorante è colui che si pone sullo scranno del critico e del potente, per dileggiare ciò che non comprende.

E in quel momento si manifesta l'umiltà del sapiente.

Umile è colui che, conscio della propria superiorità intellettuale, o fisica poco importa, decide di non sottolineare questa qualità.
L'umiltà è la forza del non-violento dinnanzi alla violenza, tanto più se ha la capacità di difendersi ottimamente dalle percosse.

E' umile colui che potrebbe facilmente dimostrare la propria superiorità e non lo fa, che si astiene dall'arrogantemente rispondere ad arroganti accuse ed evita il confronto impari.

L'umiltà è quindi non la capacità di sottomettersi al prepotente senza protestare, bensì la rinuncia consapevole al proprio diritto di legittimazione in luogo di un attimo di serenità, non già modestia e limitazione, bensì una profonda consapevolezza della propria superiorità e dell'impossibilità di dimostrarla.

Essere umili è conoscere sé stessi, la conoscenza dei propri limiti e la dimensione della propria forza.

mercoledì 31 luglio 2019

Salvini fa rima con Mussolini

.. e putroppo ne sta seguendo le orme.

Se il primo, agli albori del suo delirio nazionalista calamitava il consenso delle masse rurali con prove di forza fisica, come la traversata dello Stretto di Sicilia, oppure lavorando nei campi e mietendo il grano, il secondo ha un obiettivo sociale di altra portata.

L'Italiano medio del XXI secolo é ben diverso da quello di cento anni prima.

Oggi l'elettore di Salvini non sogna di avere un buon raccolto e sfamare la famiglia, magari mandare a scuola i figli, comunque vivere con la pancia piena.

L'Italiano medio di oggi sogna di mangiare e bene senza freni, di possedere belle donne in quantitá, di non lavorare mai e soprattutto di usare a proprio il vantaggio tutto il potere che possiede.
Possibilmente per procurarsi molto denaro.

Non c'era una morale allora, e non c'é neppure oggi.

Ed é forse questo il male peggiore per la societá italiana, il mancato radicamento di valori sociali condivisi.

La politica, per definizione, non fa altro che fotografare il nostro essere e irretirci per ottenere il nostro consenso.

Salvini non fa altro che dire agli Italiani quello che vogliono sentirsi dire:
«Sono un uomo di successo, ho tutto quello che volete e se mi votate lo faró avere anche a voi»

Questo é il male sotteso nel nostro quotidiano, non piú una classe dirigente "paterna" che educa, non piú Einaudi o Pertini, non piú uomini di grande statura come Berlinguer o De Gasperi.

La politica di oggi é fatta dall'Italiano medio, quello che esige dagli altri il rispetto delle regole che non chiede a sé stesso.

Ed e questo che mi spaventa, l'idea che il mio vicino di casa un po' ubriacone e razzista, possa diventare capo supremo di una nazione smemorata, che solo a quel punto si ricorderá che avrebbe dovuto tutelare la libertá collettiva e il piacere di vivere insieme in armonia.

venerdì 28 giugno 2019

Adam Smith non aveva capito nulla del XXI secolo.

... forse perché visse nel XVIII secolo, ma questi sono dettagli.

Certamente il mondo è radicalmente cambiato da quello in cui economisti e filosofi della sua generazione si incontravano a Glasgow o Edimburgo.
Al tempo l'economia e le ricchezze erano completamente nelle mani di una élite di persone dai nobili natali, l'industria era in embrione e i computer nemmeno erano una teoria.

Adam Smith nasce nel secolo dei lumi, in cui la filosofia dalla Germania alla Scozia, inizia ad interrogarsi seriamente sul ruolo dell'uomo nell'universo. Certo siamo ben lontani dal "Dio è morto" di Nietzsche del 1900, ma l'uomo diventa attore e non convenuto, autonomo più che mai e in grado di ottenere ciò che desidera.

Per Adam Smith le persone sono assolutamente in grado di percepire e difendere i propri interessi economici e sociali, ovvero coloro che hanno accesso a sufficienti quantità di denaro hanno sufficiente istruzione e conoscenza per poter prendere decisioni assennate e consapevoli.

Da qui parte tutta la sua, e nostra, teoria economica. Tutto si fonda sull'assunto che saremo capaci di decidere.

Poi arrivò Freud e ci spiegò che non siamo esseri razionali;
Poi arrivò Jung che ci disse che non siamo neppure così singolari;
Poi arrivò la società dei consumi a farci sentire ricchi.
Poi arrivò il Neuro-marketing e scoprimmo di essere poco più che pedine.

La comparsa dei Social Network non è che la "prova provata" che la maggioranza delle persone che ha oggi accesso al denaro, seppure in limitatissime quantità, non è assolutamente in grado di prendere decisioni svincolate dall'influenza esterna.

Siamo così considerati attori autonomi nell'economia di mercato, ma siamo influenzati dalle tendenze e dalle mode, dall'opinione altrui e dall'influenza inconscia che scientificamente ci viene inoculata con raffinate strategie di marketing.

Ed è qui che, agli albori del XXI secolo, ci si è resi conto che Adam Smith andava pensionato.

Non credo che ci sia molto altro da dire, se non che il paradigma di indipendenza e autonomia non è più attuale.

Prova di questa mia affermazione è lo scandalo elettorale USA in cui i dati personali degli elettori sono stati usati per influenzare attraverso la pubblicità personalizzata, le loro intenzioni di voto.
Il totem della democrazia, la capacità decisionale del singolo che unita a quella degli altri fornisce un risultato soddisfacente, è andato in mille pezzi.

La gente non è razionale, non è competente, non è in grado di gestire i propri affari.
Solo che non lo si può dire.

Il corto circuito del consumismo è servito, un nuovo classismo si profila all'orizzonte, quello in cui chi avrà sufficiente cultura e mezzi economici potrà prendere decisioni utili, mentre agli altri sarà lasciata solo una mera illusione di felicità neuro-inoculata.

Forse per vivere dentro Matrix non serve essere rinchiusi in un alveare.
Forse è sufficiente guardare i prodotti della nostra società.
Forse l'antidoto alla stupidità sta nel pensiero laterale, ironicamente quello che le macchine non hanno.
Forse per essere felici è sufficiente restare umani.

venerdì 1 marzo 2019

Come finisce una democrazia

... male, finisce sempre male.

Succede che sia stato pubblicato un comunicato stampa del Consiglio dei Ministri che appare incredibile e sembra decretare l'inizio della fine della democrazia in Italia.

Il Parlamento italiano ha dato delega al CdM con il decreto "semplificazioni", di occuparsi di riforme in ambito:
  • attività economiche e sviluppo economico;
  • energia e fonti rinnovabili;
  • edilizia e governo del territorio;
  • ambiente;
  • acquisto di beni e servizi da parte delle pubbliche amministrazioni;
  • cittadinanza e innovazione digitale;
  • servizio civile universale e soccorso alpino;
  • prevenzione della corruzione, obblighi di pubblicità, trasparenza, diffusione di informazioni da parte della pubblica amministrazione;
  • giustizia tributaria e sistema tributario e contabile dello Stato;
  • tutela della salute.
A guardare nel dettaglio il Governo potrà ora mettere mano a TUTTI gli aspetti più delicati della società e della gestione pubblica.

Potrà riformare le norme sugli appalti, potrà occuparsi di edilizia e appalti pubblici, potrà riformare il servizio civile e militare e non di meno il Codice civile che come sappiamo regola i rapporti tra noi tutti.

L'Italia è ad un bivio

Credo che la strategia del Governo porterà quasi certamente ad una frammentazione delle materie a livello regionale e la conseguenza sarà un insanabile divario economico tra Nord e Sud, con conseguente uscita del Sud dalla UE.

L'Italia come unità nazionale è forse all'inizio della fine?

Dare al Governo, composto da correnti certamente poco democratiche, un tal potere di riforma e così tante deleghe allo stesso momento, può aprire le porte ad un futuro confuso di conflitti normativi tra le leggi dello Stato e la Costituzione e soprattutto tra le leggi e la Commissione Europea, il che potrebbe aumentare l'euro-scetticismo e aprire la strada ad una secessione.

L'Italia di oggi appare frammentata

Si leggono rivelazioni relative ad un possibile accordo commerciale tra un Ministro dello Stato e una nazione estera, al fine di lavorare contro l'integrazione europea.
L'altro partito di maggioranza sembra aver deciso di creare un sistema politico avulso da quello ufficiale in cui gestire torbidamente questioni delicate circa la struttura democratica dello Stato.
La lotta al anti-stato, alla criminalità, sembra sospesa e le forze dell'ordine abbandonate a loro stesse senza coordinamento.

Dove la legalità è sospesa vige la legge del più forte, che spesso è solo il più spietato

La regionalizzazione dell'Italia darà ancora più spazio all'intolleranza e l'antisemitismo e avvantaggerà chi ha intessuto reti locali di influenza.
L'economia nazionale andrà a picco e a beneficiarne saranno solo gli interessi politici di una minoranza.
La criminalità avrà gioco facile nell'imporsi e nel dettare le proprie regole.

L'Italia sembra essere crollata sul finale, quando la lotta alla mafia sembrava vinta e lo Stato unito pronto per entrare nella più grande Europa, è sparito tutto il resto ed essere Italiani sarà sempre più e solo un'idea personale, quella che Von Metternich definiva in maniera irridente "un'espressione geografica".

mercoledì 9 gennaio 2019

Brexit e Worldexit

... ovvero gli equilibri nel mondo stanno cambiando, ma sembra che in Europa non se ne sia accorto nessuno.

E così la Brexit non è che un esempio di come la gente comune in Europa non colga la necessità di evolvere.

E' una situazione ricorrente, ciclica e ignorante dei trascorsi storici che potrebbero aiutare la società ad evolvere invece di riproporre schemi circolari.

E così l'Europa Unita si disgrega mentre la Repubblica Popolare Cinese corre a velocità della luce verso una nuova crisi interna.
Nel frattempo la Cina cancella il debito di alcuni paesi africani e investe in infrastrutture dal sapore coloniale.

Li aiutano a casa loro

Perché possono aiutarli per davvero, giacché hanno un surplus rilevante e intendono investirlo.

Usano una politica non dissimile da quella che gli Americani adottarono in Italia dopo aver portato da noi la loro democrazia.

Le conseguenze per l'Europa saranno una marginalizzazione economica e una crescente importanza del turismo asiatico.

Per le prossime generazioni guardare verso Oriente o verso l'Africa sarà necessario, ben più che rivolgersi agli USA e alla loro politica espansionistica fortemente in crisi.

Le nuove generazioni commerceranno con l'Oriente e andranno a costruire infrastrutture in Africa.
Importeranno prodotti finiti "Made in Africa" da società cinesi ed esporteranno know how, per un po', fino a quando non andranno invece a studiare nelle università asiatiche.

Eppure cerchiamo ancora di creare una piccola Europa fatta di staterelli isolati.

Una rinnovata medievale Italia dei comuni, ci rammenta un tempo che ne ha segnato la storia per secoli e minato la sua rilevanza internazionale fino al XX secolo.

Sembra giunto il momento di unire veramente e con vigore le nostre forze e creare qualcosa di grande che possa resistere al futuro, di pensare a fare un passo indietro oggi che sia la rincorsa per un futuro migliore.

Ma non è quello che gli Europei stanno facendo.
E' davvero l'Europa destinata a un ruolo secondario nel mondo?

Lo scopriremo quando avremo potremo vivere là dove tutto oggi vibra e cresce, ma solo dopo aver imparato il mandarino.