sabato 17 giugno 2017

Ius Soli, quindi giustamente soli

... ovvero il trionfo della mediocrazia.

 Il filosofo canadese Alain Deneault ci ha regalato questo neologismo che ritengo riassuma efficacemente le motivazioni che spingono oggi a garantire la cittadinanza ai neonati.

Partiamo dal preambolo per cui, il dibattito in corso in ogni più recondito angolo dell'etere nel nostro paese è ridotto, come spesso accade nello Stivale, ad un nocciolo banalizzato al fine di fomentare una guerra di schieramenti e non un vero e proprio dibattito.
Lo Ius Soli, ovvero il diritto alla cittadinanza non in base alla discendenza parentale, ma alla nascita in un determinato territorio, non verrà attribuito con questa riforma in maniera incondizionata, ma viene semplicemente pubblicizzato come tale per rendere più comprensibile il concetto.


Fate attenzione, perché sono molti anni che talune forze politiche, attualmente di maggioranza, hanno spostato la loro attenzione sulla formazione di un nuovo elettorato, aprendo sedi nei paesi esteri ad alta immigrazione verso l'Italia e in definitiva per contrastare la radicalizzazione di partiti come la Lega Nord, nata sul finire del XX secolo proprio per affermare una sorta di supremazia razziale (prima settentrionali contro "terroni", oggi italiani "veri" contro immigrati).

Tornando allo Ius soli, non è nulla di eclatante. E' una pratica che normalmente si riconduce a quelle nazioni che, in un dato periodo storico, incentivano l'immigrazione quantitativa incentivando i futuri genitori ad assicurare una qualche garanzia ai loro futuri figli.

E' chiaro che una politica di questo tipo non attrarrà persone con ingenti risorse o che provengono da paesi con tutele sociali più elevate, bensì verrà trovata interessante da chi proviene da paesi in guerra o in grave crisi.
Mettiamoci anche che in questo momento i migranti già arrivano, e l'Italia gestisce fondi europei e nazionali di grande entità proprio per gestire e sistemare i futuri genitori di bambini nati italiani.


Va altresì detto che le tutele per i bambini nati o presenti sul territorio nazionale, si possono creare con norme di vario tipo, si possono anche equiparare i minori ai cittadini. Con due righe di disposizione normativa, si chiude lo scabroso dibattito.
"i minori nati sul territorio nazionale godono degli stessi diritti dei cittadini fino al compimento della maggiore età"
E' chiaro poi che un minore che abbia vissuto diciotto (ripeto diciotto) anni sul territorio italiano, quindi frequentato le scuole, condiviso la cultura e praticato la vita sociale, non avrebbe difficoltà ad avere la cittadinanza d'ufficio, oppure con un esame confermativo del proprio inserimento.

Di cosa stiamo quindi parlando tutti quanti in questo momento?
Fondamentalmente del nulla.


Il dibattito sullo Ius Soli è una mera speculazione politica che cela quegli interessi economici che hanno spinto un'intera classe politica a pianificare e attuare forzosamente la riorganizzazione sociale di questa nazione pur di tutelare le proprie posizioni d'interesse ed è ugualmente deprecabile l'opposizione a queste strategie, perché si fonda su un concetto di privilegio dinastico/razziale che ha già rovinato questo Paese e lo ha portato ad una guerra mondiale e una civile nel XX secolo.

Siamo entrati nella Comunità Europea dalla porta principale, quali fondatori. Abbiamo sposato la moneta unica con l'aspettativa di un futuro migliore. Poi ci siamo accorti che l'Europa Unita non è una confederazione di stati "keynesiani" in cui vive una classe politica coesa e intenzionata a garantire la propria sopravvivenza.
L'Unione Europea è un conglomerato di stati in buona parte liberali e in competizione fra loro per la sopravvivenza del modello sociale che rappresentano, al fine di cambiare meno possibile le proprie abitudini interne. E in questo contesto l'Italia dei governi cronici generatori di debito, ha perso ogni speranza di leadership.

Così la mediocrazia, ovvero il governo dei mediocri, ha iniziato a partorire leader populisti, da Bossi a Grillo, passando per Salvini e Renzi; una classe politica fatta di impresentabili e di persone senza istruzione; una sempre maggiore relazione fra imprenditoria e politica che ha portato ad avere un capitalismo di relazione di gran lunga più sviluppato e forte rispetto al capitalismo reale e spinto dalla concorrenza.

Il Paese non è più in grado di fare concorrenza a nessuno, è sull'orlo del baratro economico e in preda ad un esodo intellettuale. Per risolverne i problemi e garantirne la sopravvivenza, non si è vista altra soluzione mediocre e assolutamente non competitiva, se non guardare verso il basso e importare cittadini/lavoratori di scarso valore tecnico e di scarsissimo valore culturale. Un po' quello che farebbe uno stato disabitato e rurale. Il contrario di quello che fa qualsiasi potenza economica.

In fin dei conti ciò che rende viva una nazione è la partecipazione alla vita sociale, è l'interazione, è la possibilità di includere nuove persone che decidono di vivere nella tua società. Ma questo deve avvenire con una selezione, con l'apposizione di qualche ostacolo che spinga i migliori a restare e gli altri ad andarsene volontariamente. Non è di certo rilevante in questo senso l'attività di regalare il passaporto ad un bambino inconsapevole così da garantire la permanenza in questo paese ai genitori, che diversamente non sarebbero i benvenuti.

La cittadinanza è una prova di integrazione, è un diploma da meritare o da detenere perché qualcuno che ne era degno ce l'ha donata. Ma la cittadinanza si potrebbe dover perdere, come la si dovrebbe guadagnare rispettando le regole e servendo la collettività.

La cittadinanza non va regalata, andrebbe data a chi la desidera e sa meritarsela.

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