venerdì 15 maggio 2015

La società di massa e il piumino con le infradito


Adoro la geniale lugimiranza, la visione anticipatoria di Alexis de Tocqueville. sul suo pensiero ho trovato un testo interessante che vale la pena di citare:
...Nel processo di de-socializzazione democratica, l’individuo non è più realmente progettuale e sovrano, ma un atomo in una società massificata. Tale processo, non produce solo atomi indifferenti, ma anche gerarchie e dispotismo politico: la realizzazione delle antitesi della democrazia. L’individuo democratico, come ci descrive sempre Elena Pulcini, delega tutto, poiché avendo la preoccupazione di occuparsi e di coltivare i valori effimeri, legati al presunto benessere individuale, incarica tutto alla gerarchia governativa, gestendo solo i suoi “piccoli affari...”. [fonte www.istitutodipolitica.it]
Ci sono persone nella Storia che sanno vedere il mondo con secoli d'anticipo sulle persone comuni.

Ci sono poi persone che sanno cogliere l'attimo, come la mia amica Gigliola Lippi che quest'oggi ha colto il passaggio sul lungomare di una persona con infradito e piumino d'oca.

Ci sono persone, come quella vestita a casaccio, che sanno soltanto vedere gli oggetti e non ne comprendono il significato, riducendosi a semplici appendiabiti acritici di prodotti griffati.

E così torna in mente una poesia di Lao Tsu (Cento raggi) legata al valore della funzione che si esprime attraverso il vuoto.
La funzione non può stare in un oggetto, se prendiamo una tazza il suo valore è nello spazio necessario a contenere il liquido, in una scarpa il vuoto che contiene il piede, in un'auto lo spazio necessario ad ospitare persone e oggetti che devono essere trasportati.

Eppure troppa gente vive come anticipato a metà XIX secolo dal sociologo francese.

Troppa gente pensa a delegare le scelte, a seguire pedissequamente indicazioni partigiane di chi ha interesse a far adottare certe decisioni. La società di massa è basata sul following, l'adozione di comportamenti codificati e preordinati da una leadership di varia natura. Determinata l'appartenenza ad un gruppo sociale se ne seguono le regole e lo si difende a spada tratta per non mettere in discussione le proprie scelte.

L'unico esempio di controcultura attiva del novecento è secondo me nella cultura Rock, nella indefinita appartenenza a un contesto sociale con regole incerte e in continua mutazione e contaminazione, la ricerca di sè stesso all'interno di una società atomistica in cui il valore del singolo è più importante del valore del tutto.

La cultura rock affonda le radici nella migrazione dei lavoratori dei campi di cotone del Sud degli Stati Uniti e aveva tratto vigore nell'emancipazione dei neri, aveva preso coscienza con il '68, era diventata ostile negli anni '70 ed era esplosa poi negli anni '80. Essere rock allora voleva dire, non tanto essere ribelli e avversare anarchicamente l'ordine costituito, bensì avere un approccio individuale e libero rispetto alle regole della società. Essere liberali, accettare la diversità per poterla esprimere a propria volta.


Il crollo del muro di Berlino sembra aver portato al crollo dei valori liberali in molte società di massa.
Il conformismo è diventato un valore centrale della cultura e ha spazzato via ogni residuo di pensiero individuale.
Si è affermato l'uomo "di Tocqueville", quello che non pensa e che esce di casa con la giacca da montagna e le ciabatte da spiaggia, è sempre più diffuso quella sorta di automa che pensa meno del suo frullatore hi-tech.
Viviamo nei tempi moderni di Charles Chaplin, ma non più in quella catena di montaggio operoso con cui ci si guadagnava il pane, ma in una "catena di smontaggio" in cui non siamo altro che ingranaggi senza valore individuale di un sistema olistico di produzione e consumo.