sabato 3 dicembre 2016

Per favore non studiate!

... mi rivolgo ai giovani.
 
Quando vi esorteranno a farvi una cultura, 
non date retta a chi lo farà.
 
 
Farsi una cultura è un'attività impegnativa che implica ore, mesi, anni di studio e di informazione, magari di permanenza scolastica, di studi universitari.
 
Tutta questa attività vi obbligherà a conoscere molte e diversificate nozioni, vi obbligherà ad usare il cervello per metterle in relazione e magari creare qualcosa di innovativo, qualcosa che talvolta potrebbe anche migliorare la vita degli altri.
 
Tanta cultura stimolerà la vostra saggezza, vi renderà più coscienti di ciò che siete, vi indurrà a studiare la filosofia e la psicologia nel tentativo di comprendere meglio l'origine e il fine del pensiero umano, vi renderà perfino consapevoli della vostra ignoranza.
 
Ma alla fine di tutta questa fatica, 
giunti in età avanzata, 
tirerete le somme per scoprire che l'unica cosa che realmente vi avrà dato la cosiddetta cultura, sarà la consapevolezza di quanto la gente sia ignorante e superficiale.
Scoprirete che tutta la vostra conquista interiore sarà raramente splendibile, che quasi nessuno comprenderà i meandri del vostro animo, come neppure le vostre sagge e argute parole.
 
Per favore, non approfondite, non studiate, non conoscete, non pensate
... fermatevi finché siete in tempo.

giovedì 29 settembre 2016

Il circo e il cambiamento impossibile

...mutatis mutandis dicevano i latini.

In un momento di trasformazione sociale mi è tornato alla mente un testo che scrissi il 21 febbraio 2012 e che ripubblico in calce a questo post.

Il mondo cambia e masse inermi non perfettamente pensanti si muovono alla ricerca di qualcosa che non conoscono e che neppure sanno come cercare. Seguono guide improvvisate e finiscono con l'intraprendere battaglie per gli altri, poiché non sanno fare le proprie.
Alla fin fine nel tentativo di cambiare il mondo, finiscono con l'arenarsi su aspetti marginali e secondari e a chiedersi al fine perché non sia successo nulla.

Alla ribalta c'è la vittoria elettoriale del M5S a Roma, un romanzo epico di tale forza da farmi pensare alla Raggi come una novella Odissea, o meglio una piccola Giasone alla ricerca del vello d'oro.

Penso a tutti i suoi sostenitori, molti dei quali inconsapevolmente fiduciosi,

Penso alla loro idea di cambiare il mondo partendo dal basso, come qualcuno che tenta di lavare via lo sporco immergendo i piedi in una pozza d'acqua limpida

E così ripenso a tutti quelli che si scagliano contro l'uso degli animali nel circo, nessuno dei quali si interroga sull'effettiva sanità del circo stesso.

Andare al circo mi rattrista.
Che riesca a ricordare, ci andai soltanto quando avevo già una certa età, sarò stato ventenne, unico vantaggio d'avere genitori egoisti e avari.
La maggior parte della gente si scaglia contro la prigionia degli animali, come se tenere un cane in casa non fosse paragonabile alla prigionia di animali da lavoro come sono quelli del circo.
A me rattrista la gente che lavora nel circo.
Persone che dedicano la loro vita al sacrificio per la gioia di pigri cittadini che neppure comprendono il significato della parola.
Chi lavora nel circo ha spesso respirato quell'aria fin dalla nascita, ha condiviso il destino e la fatica dei genitori, spesso senza avere o porsi scelta.
Il circense lavora alacremente sul proprio corpo per poter sviluppare le doti fisiche che ne faranno un fenomeno da baraccone. Che sia forte, elastico, ridicolo o autorevole, ogni circense non è che il prigioniero del destino che non ha quasi mai scelto.
Vestigia di una società tramontata, attualizzazione di un passato secolare che richiama gli antichi romani e l'arena. assistere agli spettacoli è così decadente, vederli saltare tra segatura, escrementi e finta allegria da pochi euro.
Fate qualcosa di buono per una piccola fetta di umanità; proibite il circo e non liberate gli animali, liberate i circensi.

Salvate i circensi, e salverete gli animali del circo.

mercoledì 27 luglio 2016

Pinocchio e le assurdità quotidiane

Mentre a Roma governano gli "onesti" (M5S) che però sembra siano collusi con l'imprenditoria locale, nello specifico vengono forniti dal PD informazioni circa la vicinanza di alcuni esponenti di rilievo del Movimento Cinque Stelle ad imprenditori del settore ambientale;

Mentre negli USA il candidato presidente (Trump) inneggia allo spionaggio internazionale affinché il Governo russo rubi i documenti della sua avversaria politica;

Mentre il Parlamento italiano è paralizzato in una riforma elettorale senza senso e senza numeri che porterà ad un referendum e per cui ogni risultato sarà una sconfitta, perché diciamocelo, se a novembre vince il sì e passa questa riforma elettorale i prossimi parlamenti saranno una barzelletta, ma se non passa continueranno ad essere una disperazione;

Mentre il Governo si appresta a finanziare gli sgravi fiscali per le ristrutturazioni a favore degli incapienti con i soldi dei risparmi privati in mano alla Cassa Depositi e Prestiti (e quindi succhiandoli ai fondi pensione) e impoverendo il Paese nel lungo periodo a favore di misure d'emergenza che ormai sostengono interi mercati i quali non possono più farne a meno;

Mentre l'amministratore delegato dell'Unità, giornale storico della sinistra italiana, rifondato con finanziamenti pubblici e l'intervento di un imprenditore edile molto vicino al PD, viene arrestato per bancarotta fraudolenta "seriale";


Mentre tutto questo accade solo in questi giorni, soltanto oggi ho letto queste notizie, che sono una piccola parte della lunga lista di assurdità che circolano da anni, mi chiedo come possa essere sostenibile una tale sequela di follie e come si possa tollerarle.

Sembra che Matteo Renzi sia l'imbonitore, il prestigiatore che distoglie l'attenzione della folla mentre persone scelte a caso si occupano di attività che non sanno gestire e con il fine ultimo di distrarre denaro dalle casse pubbliche per "salvare il salvabile" prima che il sistema Italia fallisca o sia costretto a diventare trasparente.

Io vedo un'orda di ratti che saccheggiano la dispensa mentre il gatto, d'accordo con loro, fa le fusa al padrone e mi chiedo quale padrone possa essere così stupido da fidarsi del proprio gatto.

Forse in fondo non siamo altro che un Pinocchio qualunque, un burattino di legno tonto e ingenuo senza capacità di discernimento, asini senza controllo nell'attesa di venire mangiati dalla balena, ma senza possibilità di lieto fine.

lunedì 11 luglio 2016

Riempire vite vuote con il vuoto delle vite

...ovvero farsi dei selfie e guardarli

Perché è incredibilmente ovvio che fotografare continuamente sé stessi e le proprie noiose attività, alla lunga dà dipendenza.

Ed è ovvio.

Perché se non fate altro che fotografare tutto quello che fate, finirete con il fotografare voi stessi che vi fotografate, ovvero non avrete altro nella vita che fotografarvi.

Un circolo vizioso di cui sarete l'unico socio

E non vi salverà neppure mettere tutto sui social network, è oltremodo assurdo pensare di poter interessare e coinvolgere gli altri con la propria faccia e la propria attività auto-fotografica, se anche gli altri saranno intenti a fotografare loro stessi.

Ciò che appare incredibilmente aulico per i fotografatori folli è che il consenso non si ottiene con una pedissequa attività "onanistica" individuale, bensì creando punti di unione e comunità di interesse con altri soggetti.
Comportandovi da perfetti idioti autoreferenziali finirete esclusivamente per annoiarvi, lamentarvi e finire con il cercare modelli di riferimento diversi da voi stessi

Da imitare.

In pratica mentre sarete convinti di comportarvi come animali Alpha e sarete invece animali Gamma, ovvero collocati in fondo all'alfabeto.


E' facile invece intuire che una vita invidiabile è quella che ha qualcosa da dare che non siano fotografie della propria faccia.

E' accattivante condividere azioni, attività, momenti della vita reale, non photoshop pigri diffusi in rete. Per riempire vite vuote servono atti diversi dalla routine noiosa in cui possiamo essere incastrati.

Spegnete il cellulare e accendete il cervello, vi assicuro che funziona.

lunedì 27 giugno 2016

Quanti contadini pensionati ha la Gran Bretagna?

... tutti contro tutti a colpi di referendum.

La situazione della Gran Bretagna è a dir poco esilarante!

Già perché dopo che i Britannici hanno votato all'ormai famigerato referendum sulla #brexit si scopre che la maggior parte dei Britons è contraria l'uscita dalla Unione Europea?

Com'è possibile?
How they did it?

E' davvero difficile immaginare che si possa abusare del consenso popolare, ma è successo. Nei decenni passati, nonostante ormai tutte le democrazie occidentali prevedano un istituto di questo tipo, ci si è sempre guardati bene dall'usarlo in materie così delicate e che riguardano l'economia interna, oppure in contesti ad alto rischio di incertezza.

Eppure la Gran Bretagna, in bilico nel suo equilibrio nazionale, anzi sovranazionale, ha osato troppo. O forse la stessa unione di stati rappresentati dalla complicatissima bandiera tricolore, chiamata appunto Union Jack, non è adatta a divenire parte di un'altra ulteriore unione di nazioni.
I rapporti commerciali che la Gran Bretagna intrattiene con alcune sue colonie, il Commonwealth delle Nazioni, sono già un problema per la creazione di una Unione Europea di stampo nazionalistico. Hanno bisogno di autonomia e al loro interno servono altre e differenti autonomie.

E così secondo il proprio ordinamento la Scozia, che gode di grande indipendenza all'interno della Gran Bretagna, decide di impugnare il trattato per mezzo del parlamento iniziando una guerra di carte bollate propria solo delle democrazie moderne.
Gli Scozzesi, pare intendano indire un nuovo referendum interno, sulla scorta dell'esito del precedente referendum, che porti a decidere se restare nella UE, una sorta di #scotsin e a questo punto uscire dall'unione britannica, magari portandosi via il blu dalla bandiera, e riuscire in quello che in fondo sognano da secoli,

Scacciare l'invasore inglese!

Nello stesso momento gli Irlandesi del Nord, che proprio britannici non si sono sentiti mai, stanno già chiedendo il passaporto per la Repubblica d'Irlanda, visto che i "cugini" con la guerra civile del 1922, si sono conquistati l'indipendenza ed elargito a tutti i nati sull'isola la possibilità di abbracciare la "patria celtica".

Tutti contro tutti insomma, gli Inglesi delle città contro quelli delle campagne, come se a votare ci fossero andati soltanto i contadini ultra-sessantacinquenni, che devono essere tantissimi, in un paese che conta oltre la città più popolosa d'Europa (Londra) altre città con milioni di abitanti.

E dall'altra parte della Manica, in continente, la cosa viene vissuta in maniera contrastante. Le borse cedono al panico, ministri che invitano a restare calmi e ad investire, leader populisti che sognano la secessione di tutti gli stati e la creazione di altri staterelli, sempre più piccoli, in un matrioska di stati che dia posto di lavoro a numerosi politici e anzi auspicabilmente ripristini le monarchie dinastiche così da garantire la permanenza al vertice delle famiglie nobiliari.
Potremmo cogliere l'occasione e ripristinare il vassallaggio, magari la parità con l'oro e perché no, il conio di monete locali comunali.

Siamo realisti, ma non nel senso storico di sostenitori del re, e rendiamoci conto che per tutta la storia dell'umanità la fusione delle civiltà è stato un percorso continuo e inevitabile, che in un modo o nell'altro il futuro è di chi si sa unire e lavorare insieme e mai di chi fa tutto da solo.
Il futuro è nell'unione, che ci piaccia o meno e ciò che esce dalla porta, rientra dalla finestra, come la Scozia.

mercoledì 15 giugno 2016

L'urlo dell'ignoranza

... quella che non sa mai quando sia il momento di tacere.

Mi affascina la teoria che oggi va per la maggiore secondo la quale i politici debbano lavorare gratis.

I nuovi sanculotti (1), ovvero i militanti del Movimento Cinque Stelle, rivolgono spesso ingiurie e insulti ai politici corrotti, e da un lato hanno ragione.

Chiedono a gran voce che questi lavorino gratis, che facciano risparmiare i cittadini, che devolvano tutti i loro proventi alla causa comune.
Ma quanti di loro sono disposti a lavorare gratis?

E' diverso dicono loro. Diverso da cosa?

Forse che un professionista che fa il proprio lavoro non debba essere pagato?
Forse che vogliano riservare l'attività politica ai signori come nel passato e cancellare tutte e conquiste democratiche successive ai moti del '48 che hanno portato alla creazione proprio in Italia di una repubblica democratica basata sull'uguaglianza e il suffragio universale?

Dimenticano i simpatici grillini che proprio lo stipendio garantisce l'indipendenza del politico?

Lo ignorano in molti, lo dimentica qualcuno che quei molti governa.

Già perché la discriminante non dovrebbe essere il compenso, ma la preparazione e l'idoneità al lavoro.
Perché è questo che differenzia il lavoratore, la qualità del lavoro che produce.

Potrebbero però candidarsi tanti cittadini che nulla sanno di politica se non che riguarda la gestione degli spazi e dei servizi che riguardano la loro vita quotidiana?

Potremmo fare selezione tecnica e dare una certa idoneità alla vita politica come avviene in altre professioni.
Già perché per fare il medico serve un lungo percorso di studi e un'esame di stato, come per fare l'ingegnere, o anche per fare il parrucchiere, si studia un po' meno ma l'esame c'è sempre.

Perché per fare il politico basta avere consenso, quel consenso che spesso viene pagato al prezzo dell'indipendenza verso lobby?
Sarebbe troppo facile richiedere di esplicitare i propri sostenitori e i relativi interessi economici, a che pro rendersi pubblici e far scoprire che lo stesso imprenditore sostiene questa e quell'altra parte, oppure che il proprio reddito sia sostenuto da questo e quello, privandoci dell'opportunità di venderci anche al loro concorrente diretto.

E così l'ignoranza urla a squarcia gola, un mantra di onestà immorale, una pretesa di trasparenza che in realtà suona, a chi ne conosce un po' le dinamiche, come la solita e ricorrente invidiosa richiesta di privilegio, che porterà come sempre a sostituire i nomi dei privilegiati, ma non a migliorare la situazione della collettività

______  
(1) per definizionedi sanculotti, ovvero di sans-coulottes si può vedere Wikipedia

sabato 28 maggio 2016

Intelligenza artificiale e stupidità biologica

...ovvero l'intelligenza delle macchine supera quella di molti umani.

Sembrava impossibile e invece è diventata realtà e nel giro di pochissimo tempo.

Le automobili si guidano da sole, riescono a prendere decisioni intelligenti e a collaborare in maniera proficua per la gestione del traffico.
La teoria del formicaio applicata alle autovetture ha risolto il più grande problema del novecento, spostare le persone in maniera rapida ed efficiente, pertanto senza coinvolgerle nell'azione. Già perché l'incapacità dell'essere umano di rispettare le regole e di collaborare per la regolamentazione del traffico hanno decretato il fallimento di un intero modello sociale.

Ad oggi molte persone, troppi giovani, non sanno più neppure utilizzare un semaforo e non comprendono il rischio correlato all'investimento ritenendosi una sorta di supereroi immuni da ogni danno fisico.

Motociclisti spericolati e distratti che tagliano la strada a camion,
Pedoni incuranti che attraversano con il rosso senza notare il flusso delle auto,
Automobilisti a tutta velocità che non rispettano le precedenze.

L'inadeguatezza delle masse alla vita nell'ambiente in cui si muovono quotidianamente è il riflesso dello sviluppo sociale del novecento. La specializzazione a cui siamo stati indotti da un sistema sempre più frenetico e competitivo, ha portato una buona parte delle persone che popolano l'ambiente urbano a decidere di selezionare l'ambito di interazione escludendone alcuni aspetti, spesso non secondari.

L'esempio perfetto lo abbiamo con quanti camminano nelle città guardando continuamente lo smartphone, spesso indossando le cuffie e isolandosi così dall'ambiente in cui si trovano fisicamente.
Ciò li rende palesemente inadeguati al modello di vita a cui il loro corpo appartiene, inadeguati all'interazione con gli estranei se non attraverso il filtro dei social media.

Risuonano sempre più le parole di Descartes «cogito ergo sum», con cui poneva l'accento sul dubbio, sottolineando che proprio nella critica, quindi nell'atto di pensare, l'uomo esiste..

Sono dunque umani questi esseri inconsapevoli che transitano per le nostre strade?

E' difficile non pensare che siano una sorta di esseri subumani, quando vengono travolti da un treno perché attraversano i binari senza neppure guardare, o da un'auto quando attraversano la strada con il rosso.

Così all'apice della diffusione delle democrazie, raggiunto il suffragio universale e avendo dato a tutti la possibilità di esprimersi attraverso il world wide web, scopriamo che molti non ne avranno mai le capacità.

Scopriamo che forse gli eguali diritti non hanno un effetto positivo sulla società.
Comprendiamo la necessità di una soluzione.

E in questo momento nasce la AI, Artificial Intelligence, come un novello messia che libera il mondo dal male rappresentato dall'incapacità residua di pensare.

Le macchine iniziano a pensare per noi, le autovetture viaggiano da sole, il frigorifero si autogestisce e le serrande si chiudono da sole, lasciandoci infine il tempo per vegetare senza più nulla di cui occuparci, se non decidere come dilapidare ciò che resta della nostra quota data e ignota di tempo.

Come si può essere umani senza inventare, senza decidere, senza preoccuparsi, senza soffrire e senza dubitare? Sì può vivere da non-morti, inteso come "non ancora morti" lobotomizzati e passivi?

Ritengo personalmente che non sia possibile e che dovremmo presto selezionare le persone non già in base al censo o alla condizione nobiliare, bensì in base alla capacità di elaborare i concetti e le soluzioni, differenziare l'homo sapiens rimasto, dalla nuova specie regressiva di homo stultus.

giovedì 12 maggio 2016

Se guardi nell'abisso, l'abisso guarda in te

... a meno che tu non sia Mr Spock.

L'illuminante e sintetica frase di Friedrich Nietzsche che ho scelto come titolo, ci mostra immediatamente come sia difficile restare estranei all'oggetto del nostro interesse.

Ci appare più chiaro se pensiamo alla professione medica, a chi per mestiere si occupa dei problemi altrui e deve tenere le distanze emotive per non trovarsi rapito e perdere ogni contatto con la propria profesisonalità.

Lo stesso succede con l'osservazione sociale.

Perché studiare il modo di comportarsi di masse disorganizzate e irrazionali, sì esatto irrazionali contrariamente a quasi tutte le teorie economico-sociali, non fa che renderci a nostra volta irrazionali e vulnerabili.

E così proprio perché non siamo dei fantasmagorici Vulcaniani, non ci resta che tentare di prendere le distanze dall'oggetto del nostro interesse, ma così facendo perdiamo progressivamente la possibilità di osservarlo.

Non esiste un binocolo sociale

E questo infinito tira e molla seleziona chi realmente è in grado di vedere il mondo facendone parte; per tutti gli altri non resta che l'isolamento o la partigianeria.

Ed è proprio fare parte di un contesto sociale che definisce l'umano essere all'interno della specie, che permette di definire un Italiano o uno straniero, un avvocato da un operaio, un tifoso di una squadra
piuttosto che di un'altra, il vegano dal carnivoro.

E' l'abisso a guardare dentro noi, un poco per volta ci cambia e ci influenza, ci impedisce di valutare oggettivamente ci amalgama e dissolve togliendoci la capacità di giudizio. E così, stando ai margini della società si possono apprezzare aspetti che ai più sfuggono, vedere il declino inesorabile e continuo di un determinato contesto sociale, di un modo di vivere, di una intera era dell'umanità.

Ma la consapevolezza non dà gioia

E sapere che tutto sta cambiando in peggio è decisamente frustrante, forse è meglio andare allo stadio la domenica e rimandare le rivelazioni sociali ad un futuro remoto e irraggiungibile, lasciare la consapevolezza agli altri, agli studiosi, agli irriducibili e tormentati esploratori della società.

Beati coloro che non vedono.

mercoledì 30 marzo 2016

L'analfabetismo e il declino sociale

... perché se molti non vedono il nesso, allora vuol dire che c'è.
Questa mattina scorrendo la pagina di facebook ho avuto il consueto piacere di leggereun post intelligentemente critico della mia amica Laura Sicignano, regista teatrale di fama internazionale, ma soprattutto dine intellettuale con una profonda dedizione all'arte e alla cultura.


Lo spunto parte da un articolo di Filomena Fuduli Sorrentino sul blog La voce di New York , un'intervista al linguista Tullio De Mauro il cui passo più rilevante può essere questo:https://mauropresini.files.wordpress.com/2013/09/analfabetismo.gif
...in età adulta le intere popolazioni sono esposte al rischio della regressione verso livelli assai bassi di alfabetizzazione a causa di stili di vita che allontanano dalla pratica e dall’interesse per la lettura o la comprensione di cifre, tabelle, percentuali. Ci si chiude nel proprio particolare, si sopravvive più che vivere e le eventuali buone capacità giovanili progressivamente si atrofizzano e, se siamo in queste condizioni, rischiamo di diventare, come diceva Leonardo da Vinci, transiti di cibo più che di conoscenze, idee, sentimenti di partecipazione solidale
Nello stesso articolo viene citato un interessante servizio Rai sull'alfabetismo, il cui relatore è lo stesso prof. De Mauro e che riporto qui sotto:


Letta l'intervista, corredata di numeri importanti sull'analfabetismo funzionale delle popolazioni mondiali, inutile dire che trai paesi OCSE l'Italia è piazzata malissimo, nascono spontanee alcune riflessioni.
Come ne usciamo?
Il 30% significa che abbiamo un ritardo di almeno (almeno, ALMENO) una generazione; ammesso che iniziamo a lavorare seriamente per la cultura, cosa che invece mi pare lungi dall'essere reale.
Dobbiamo sollecitare alla cultura almeno un altro 30% della popolazione, affinché solleciti i propri familiari. Per fare questo bisogna lavorare sugli adulti, gli stessi che preferiscono inveire che ascoltare, che preferiscono lamentarsi invece di costruire, che preferiscono ammirare seni nudi in TV invece di informarsi (non parliamo di farsi una cultura).

Tutto questo in un Paese individualista in cui lo stato è considerato servo del proprio piacere, in cui ci si compra "la jeep di Batman" come un enorme giocattolo per bambini agée. 
La società di massa qui ha fatto del suo "meglio" e ha massificato tutto cancellando ogni barlume di cultura e intelligenza, avverando le previsioni del giurista e sociologo francese Alexis De Toqueville, formulate ben oltre un secolo fa e rimaste pressoché inascoltate.

Questo è il mio punto di vista e secondo la mia opinione, non c'è speranza di cambiare le cose.
Non c'è futuro per chi non conosce il proprio passato.
Forse è meglio lasciare andare tutto, finché nuovi interessi economici non saranno in grado di ricreare le opportunità di crescita che questa Nazione ha avuto e sciaguratamente dilapidato.

venerdì 12 febbraio 2016

Il sonno della ragione genera il dado knorr

...anche se ovviamente la Star (Stabilimento Alimentare s.r.l.) nulla può contro l'instupidimento delle masse.

Succede che la vista di una pubblicità mi faccia immediatamente venire in mente quanto il marketing governi le vite di noi poveri e inconsapevoli attori consumistici.

Chi di noi non conosce e non ha usato almeno una volta il famosissimo Dado Knorr, alzi la mano.

Ma ciò che tutti dovremmo sapere è anche che il dado funziona da insaporitore quando si scioglie nella pentola, arricchendo il gusto di quello che stiamo cucinando, fosse anche del semplice brodino.

E così nasce, come versione evoluta del classico dado, il Duo Star; manifesto dell'idiozia.

Dico questo non per denigrare il nuovo prodotto commerciale, sicuramente rivoluzionario e fantastico, ma per dileggiare lo spot che lo presenta migliore in quanto a due strati.
E' venuto in mente ai simpatici creativi responsabili della campagna pubblicitaria che il dado si scioglierà e quindi i due colori si dissolveranno nel momento stesso in cui agiranno?

Ma soprattutto è venuto in mente a quanti saranno disposti a pagarli più dei dadi "monocromatici"?

E così ripenso alle masse inermi, quelle che inveiscono contro il diverso, quelle che hanno chiaramente in testa dove stia la verità, quelle che pensano di essere sempre dalla parte della ragione... salvo poi andare a comprare il dado duo!

Il sonno della ragione genera mostri!

E' incredibile quanto il titolo della famosissima acquaforte di Francisco Goya, sia quantomai attuale a oltre due secoli di distanza dalla sua realizzazione.

Ripenso al suffragio universale e alla sua utilità come moderatore sociale, come strumento di ordine pubblico che ormai è giunto al collasso.

Immagino un futuro in cui pensare sarà concesso, purché non sia pubblica l'espressione del pensiero, che tanto nessuno potrà ascoltare poiché vi saranno masse intente a comprare scooter per anziani, magliette dimagranti e dadi per brodo striati.

Vedo un futuro di idiozia e stupidità in cui essere intelligenti sarà una colpa ben più grande che essere disonesti, un futuro di oblio ed evanescente follia.

venerdì 29 gennaio 2016

Colpo Grosso e l'encefalogramma piatto

...Biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiip....

Questa notte non potevo dormire e scorrendo tra i vari mediaset extra, cielo e simili ho ritrovato qualche film erotico nello stile dei B movies anni '70, qualche show dal vivo per hot line erotiche e perfino una puntata del 1989 di Colpo Grosso.
 
Durante il giorno non va meglio, le serie televisive di produzione nostrana sono tutte contraddistinte da numeri a doppia cifra, come "Distretto di polizia 82" o "RIS 28" oppure "Don Matteo 16".
 
Appare evidente che la produzione televisiva commerciale sia ancorata a modelli datati e spesso si rinnova soltanto nell'imitare altri prodotti preesistenti, donandoci quella rassicurante sensazione di déjà-vu che ci fa ripensare a programmi tanto amati. I programmi più prestigiosi, come l'ormai logoro e lobotomizzante "Grande Fratello", peraltro arrivato alla sedicesima edizione anch'esso, sono format esteri.

Sono gli italiani diventati sterili nel processo creativo, o è semplicemente cambiato il mercato dei prodotti d'intrattenimento?

Immagino, più che altro spero, la seconda
 
Ma è altrettanto vero che il nostro mercato interno si sta rannicchiando nell'angolo delle produzioni culturali.
Abbiamo perso ogni slancio d'innovazione?
E' questo paese davvero finito a rivivere i favolosi anni '80 in cui è cerebralmente morto?
Siamo davvero condannati ad invecchiare ricordando i bei tempi andati, in cui i soldi arrivavano a pioggia e si potevano spendere senza ritegno?

Perché dal mio punto di vista la situazione è proprio questa

Ci siamo in qualche modo fermati agli anni dell'ultimo boom finanziato dal Piano Marshall, le generazioni successive a quelle degli yuppies sono rimaste a guardare, come bambini sull'uscio dell'officina del paese che ha però chiuso prima che potessero imparare a smontare le automobili.

I ragazzi cresciuti negli anni '90 a fatica ricordano il benessere di quei tempi andati e le generazioni seguenti neppure ne hanno memoria.

E così la sera, nel degrado culturale della televisione italiana, dopo il solito programma di cabaret impestato di tormentoni, tipo quelli degli anni '80, torniamo a guardare i seni al vento delle ragazze "cin cin";
e se da ragazzino potevo immaginare di conquistare quelle bellezze in abiti succinti, da adulto non posso che guardare quelle bellezze senza tempo conscio del fatto che nel nostro futuro potrebbe esserci poco altro se non la lenta, agonizzante mostra dell'allegria passata.