
Ci appare più chiaro se pensiamo alla professione medica, a chi per mestiere si occupa dei problemi altrui e deve tenere le distanze emotive per non trovarsi rapito e perdere ogni contatto con la propria profesisonalità.
Lo stesso succede con l'osservazione sociale.
Perché studiare il modo di comportarsi di masse disorganizzate e irrazionali, sì esatto irrazionali contrariamente a quasi tutte le teorie economico-sociali, non fa che renderci a nostra volta irrazionali e vulnerabili.

Non esiste un binocolo sociale
E questo infinito tira e molla seleziona chi realmente è in grado di vedere il mondo facendone parte; per tutti gli altri non resta che l'isolamento o la partigianeria.
Ed è proprio fare parte di un contesto sociale che definisce l'umano essere all'interno della specie, che permette di definire un Italiano o uno straniero, un avvocato da un operaio, un tifoso di una squadra
piuttosto che di un'altra, il vegano dal carnivoro.
E' l'abisso a guardare dentro noi, un poco per volta ci cambia e ci influenza, ci impedisce di valutare oggettivamente ci amalgama e dissolve togliendoci la capacità di giudizio. E così, stando ai margini della società si possono apprezzare aspetti che ai più sfuggono, vedere il declino inesorabile e continuo di un determinato contesto sociale, di un modo di vivere, di una intera era dell'umanità.
Ma la consapevolezza non dà gioia
E sapere che tutto sta cambiando in peggio è decisamente frustrante, forse è meglio andare allo stadio la domenica e rimandare le rivelazioni sociali ad un futuro remoto e irraggiungibile, lasciare la consapevolezza agli altri, agli studiosi, agli irriducibili e tormentati esploratori della società.
Beati coloro che non vedono.
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