martedì 26 novembre 2013

La distribuzione della ricchezza


Non è una scienza perfetta, ma semplicemente il risultato di secoli di selezione naturale.




Per cui, se non siete parte di quel 1%, potete solo lavorare per diventarlo. Oppure potete semplicemente fare a meno della ricchezza.

lunedì 25 novembre 2013

La falsa democrazia


Quella che si è affermata nel novecento non è democrazia.


Lo erano le intenzioni delle masse popolari che si sono sollevate, ma di certo non lo è stato nei risultati.
Se l'ideale democratico marxista era già stato "sconfitto" in Russia negli anni quaranta, nel corso della guerra fredda morirono le idee democratiche occidentali.
Negli USA gli assassini politici di Martin Luther King e Robert Kennedy sopirono gli ideali pacifisti e aprirono ad un nuovo periodo colonialista, mentre nel nostro paese l'arrivo del messaggio pacifista coincise con una strumentalizzazione politica che portò ad un crescendo anarchico che mirava di fatto a strumentalizzare masse quasi inconsapevoli.

Il concetto democratico italiano si è incarnato nella rivendicazione di interessi più o meno diffusi.
Ci sono classi e categorie che sostengono di incarnare l'interesse collettivo, quello stesso interesse che cambia forma con le circostanze.
C'è una Costituzione democratica che viene consapevolmente disattesa e ignorata a piacimento.
Non c'è rispetto della collettività ad alcun livello sociale.

Dov'è la nazione?

Non c'è nazione se non c'è una collettività di persone unite da una cultura, una lingua, un ideale, un interesse comune che nel corso del novecento, nei paesi realmente democratici, ha coinciso con il benessere.

Chi parla di benessere oggi in Italia?

Nessuno, se non quando parla dei propri interessi, mentre fa rivendicazioni economiche, mentre rivendica privilegi personali.

Chi è portavoce della collettività?

Nessuno, perché la collettività non esiste più, o non è mai esistita, visto che ancora oggi si fatica a trovare un punto di unione culturale che non sia la lingua italiana, peraltro di recente diffusione territoriale, anche se in molte zone del paese la lingua madre è ancora il dialetto.


Dov'è la nazione italiana che tanto sta a cuore a chi odia gli stranieri? E dov'è il rispetto dovuto agli altri, la rinuncia consapevole di parte della propria libertà a beneficio dei nostri concittadini?

Se non c'è alcuna intenzione di rinunciare per il bene altrui, allora non ci sarà alcuna nazione,ma soltanto una guerra di tribù che desiderano il predominio delle risorse di un dato territorio.


Se l'Italia è davvero questo, forse è meglio che sparisca senza lasciare traccia.

lunedì 18 novembre 2013

Hobbes aveva ragione

L'uomo è cattivo e se non vuole vivere in guerra ha bisogno di qualcuno che lo governi e a cui "regalare" la propria libertà.
Inutile leggere Freud, e il suo "Disagio della civiltà" , riflettere e pensare che l'uomo sia cattivo per colpa delle costrizioni sociali e delle privazioni.

Nei secoli miliardi di esseri umani hanno avuto la possibilità di cambiare il corso del destino e non lo hanno fatto.
La storia è scritta da risolutori di conflitti, non c'è alcun generatore di coesione che venga considerato utile, se non importante.
Il Nobel si dà "per la pace", ma spesso viene dato a chi ha posto fine a conflitti, a volte a chi per questo si è servito della guerra.

Le democrazie nascono per la necessità di controllare i conflitti sociali, per concedere maggiore dignità a chi si sentiva sottomesso, per dare voce a chi non ne aveva.
Non esiste una democrazia concessa dall'alto, ogni allargamento del potere, per quanto fittizio, deriva da conquiste venute dal basso.

Non ci sono uomini magnanimi, solo persone interessate che si contrappongono, qualche volta per generare equilibri instabili che appaiono per qualche decennio di una solidità fittizia.

La Democrazia ha fallito. Ha avuto il suo imperio demagogico, dall'oligarchia originale è stata ampliata, fino ad abbracciare l'anelato suffragio universale, fino ad arrivare alla massima estensione possibile.

La democrazia contemporanea coinvolge tutti.

L'apice democratico è forse stato raggiunto nel 1917, con la rivoluzione di ottobre, ma forse neppure, visto che dietro all'ideale comunitario si celava una lotta di classe, per cui una contrapposizione di interessi.
Non erano i proletari a volere il bene comune, soltanto una redistribuzione di ricchezza che desse loro maggiori vantaggi.

"Ma allora la democrazia è un compromesso di interessi?"
"Certo! Cosa credevi che fosse?"

Il potere del popolo non è che un'estenuante lite per il privilegio in cui di fatto nessuno può vincere, bensì resta da definire a cosa rinunciare in cambio.

Ma questo aspetto della democrazia è stato taciuto.
Chi voterebbe un leader politico che incita a dare qualcosa in cambio per l'interesse collettivo?
L'ultimo che ci ha provato con autorità è stato fucilato (ucciso a fucilate in pubblico) il 22 novembre del 1963.

Quella è stata la svolta anti-democratica.
Le lotte di classe, le rivendicazioni del 1968 sono state solo la radicalizzazione di idee che meno di cinquant'anni dopo sarebbero morte con l'ascesa sulla scena mondiale di paesi non democratici.

L'Europa muore con la propria democrazia.

La democrazia, con le sue infinite richieste di benessere è morta. Il sistema occidentale in cui si pretende il futile e si arriva addirittura a pretendere di non morire, non ha futuro.
La conservazione infinita di uno status quo fatto di privilegi e pretese ucciderà questa cultura e la condannerà ad essere assorbita da culture più dinamiche e vincenti.
I cambiamenti del futuro porteranno per i più agonia e sottomissione, rinuncia e fame.
Non resterebbe che tentare la via della democrazia del dare, quella ideologicamente fondante per le religioni monoteiste, quella che stranamente ritorna in auge dove la gente non ha (ancora) richieste precise da fare.

Solo chi è disposto a perdere tutto potrà trovare qualcosa di nuovo.

Dal canto mio neppure la vita è più importante della felicità donata dall'amore per la conoscenza.
Non si può imparare se già si sa.
Per cui è meglio essere ignoranti e spogliarsi di tutto, nutrire la propria curiosità, incoraggiarne la voracità e non cercare di capire ciò che non ha senso.

La vita non ha significato, ha solo bisogno di essere vissuta, goduta, amata.

giovedì 7 novembre 2013

Carl Gustav Jung


L'incontro con sé stessi è una delle esperienze più sgradevoli, alla quale si sfugge proiettando tutto ciò che è negativo sul mondo circostante.


Chi è in condizione di vedere la propria ombra e di sopportarne la conoscenza, ha già assolto una piccola parte del compito.


[C.G.Jung]

mercoledì 6 novembre 2013

Opportunità

Cos'è un'opportunità?

Una volta avrei saputo rispondere, avrei detto che è l'occasione di fare qualcosa di concreto, produttivo, innovativo.


Oggi non so rispondere.

Da troppo tempo, nella cultura in cui vivo, il termine opportunità è diventato sinonimo di elusione, di stranezza, di contestazione, di mancata accettazione.


E così mi ritrovo "rimbalzato" da un mondo pigro, in cui non riesco a concretizzare un sistema per ottimizzare la sicurezza sul lavoro (invenzione del 2008 in anteprima europea se non mondiale che non trova finanziatori)
non riesco neppure a brevettare un congegno per mezzi di locomozione (perché non si capisce quale sia la procedura corretta) non riesco neppure a far partire una start-up se non buttandomi nel vuoto (da solo) in un mercato che non conosco.

Ci si scontra con l'insicurezza, la pigrizia, il disinteresse generale. Spesso, incontrando persone per lavoro rimango perplesso dal rapporto che hanno con l'attività che, al pari del sonno, occupa la maggior parte delle loro vite.

Cosa vi alzate a fare la mattina?

Questa è la domanda che vorrei fare a quanti vivono pigramente una situazione di sofferenza senza fare alcunché per cambiare la situazione. E' possibile restare incastrati in una vita che si odia e non riuscire ad intravedere alcuna opportunità di cambiamento?
E' possibile che questo riguardi milioni di persone riunite nello stesso ambito e nessuno se ne accorga?

Non ci sono opportunità

Così scrivo, faccio un bel curriculum di intenzioni senza riscontro e faccio la valigia.

Ci sarà ancora nel mondo un posto dove opportunità significa qualcosa e ho intenzione di trovarlo.

lunedì 4 novembre 2013

Il Tempo

prima pubblicazione 9 marzo 2006

Sul muro di una stazione ferroviaria della mia città campeggia un'enorme scritta a bomboletta:

"Il tempo non esiste, gli orologi sì"

leggo questa frase quasi ogni giorno, e ogni volta la trovo così vera da non riuscire ad ignorarla.
Il tempo non esiste, o meglio non è tangibile. Eppure la nostra vita è condizionata principalmente da quest'elemento inconsistente.

Tutto ciò che ci accade è collocato nel tempo, il nostro modo di vivere è condizionato dal trascorrere del tempo.

Ogni essere vivente ruota con la terra e regola la propria esistenza con l'apparizione del sole.
Al mondo nulla gli sfugge e non c'è modo di eluderlo, cancellarne un tratto, replicarne un altro.

L'unico modo per fermarlo e renderlo inoffensivo lo ha trovato il Sommo Einstein; basta raggiungere la velocità della luce.

Ma come si fa a viaggiare così velocemente?

Il pensiero viaggia oltre la velocità della luce.


Ergo, il pensiero può fermare il tempo.

Ed è così che la vita ci si presenta.

Nella nostra mente il tempo si ferma e riparte a nostro piacimento.

Il dolore, le gioie, le persone che abbiamo amato tornano ad essere presenti e vividi.

Il ricordo e l'immaginazione sono gli strumenti per "combattere" il tempo. Mentre la vita va avanti secondo le sue regole, possiamo prenderci un attimo di "sempre", magari da condividere con qualcuno a noi caro, per ricordare qualcun altro che ancora ci è caro o per immaginare qualcosa di piacevole.
Scrivete gente, scriviamo tutti, anche se non diverremo mai artisti possiamo fermare il tempo e regalarci così un frammento di eternità.

Con il pensiero raggiungiamo l'immortalità.