lunedì 18 novembre 2013

Hobbes aveva ragione

L'uomo è cattivo e se non vuole vivere in guerra ha bisogno di qualcuno che lo governi e a cui "regalare" la propria libertà.
Inutile leggere Freud, e il suo "Disagio della civiltà" , riflettere e pensare che l'uomo sia cattivo per colpa delle costrizioni sociali e delle privazioni.

Nei secoli miliardi di esseri umani hanno avuto la possibilità di cambiare il corso del destino e non lo hanno fatto.
La storia è scritta da risolutori di conflitti, non c'è alcun generatore di coesione che venga considerato utile, se non importante.
Il Nobel si dà "per la pace", ma spesso viene dato a chi ha posto fine a conflitti, a volte a chi per questo si è servito della guerra.

Le democrazie nascono per la necessità di controllare i conflitti sociali, per concedere maggiore dignità a chi si sentiva sottomesso, per dare voce a chi non ne aveva.
Non esiste una democrazia concessa dall'alto, ogni allargamento del potere, per quanto fittizio, deriva da conquiste venute dal basso.

Non ci sono uomini magnanimi, solo persone interessate che si contrappongono, qualche volta per generare equilibri instabili che appaiono per qualche decennio di una solidità fittizia.

La Democrazia ha fallito. Ha avuto il suo imperio demagogico, dall'oligarchia originale è stata ampliata, fino ad abbracciare l'anelato suffragio universale, fino ad arrivare alla massima estensione possibile.

La democrazia contemporanea coinvolge tutti.

L'apice democratico è forse stato raggiunto nel 1917, con la rivoluzione di ottobre, ma forse neppure, visto che dietro all'ideale comunitario si celava una lotta di classe, per cui una contrapposizione di interessi.
Non erano i proletari a volere il bene comune, soltanto una redistribuzione di ricchezza che desse loro maggiori vantaggi.

"Ma allora la democrazia è un compromesso di interessi?"
"Certo! Cosa credevi che fosse?"

Il potere del popolo non è che un'estenuante lite per il privilegio in cui di fatto nessuno può vincere, bensì resta da definire a cosa rinunciare in cambio.

Ma questo aspetto della democrazia è stato taciuto.
Chi voterebbe un leader politico che incita a dare qualcosa in cambio per l'interesse collettivo?
L'ultimo che ci ha provato con autorità è stato fucilato (ucciso a fucilate in pubblico) il 22 novembre del 1963.

Quella è stata la svolta anti-democratica.
Le lotte di classe, le rivendicazioni del 1968 sono state solo la radicalizzazione di idee che meno di cinquant'anni dopo sarebbero morte con l'ascesa sulla scena mondiale di paesi non democratici.

L'Europa muore con la propria democrazia.

La democrazia, con le sue infinite richieste di benessere è morta. Il sistema occidentale in cui si pretende il futile e si arriva addirittura a pretendere di non morire, non ha futuro.
La conservazione infinita di uno status quo fatto di privilegi e pretese ucciderà questa cultura e la condannerà ad essere assorbita da culture più dinamiche e vincenti.
I cambiamenti del futuro porteranno per i più agonia e sottomissione, rinuncia e fame.
Non resterebbe che tentare la via della democrazia del dare, quella ideologicamente fondante per le religioni monoteiste, quella che stranamente ritorna in auge dove la gente non ha (ancora) richieste precise da fare.

Solo chi è disposto a perdere tutto potrà trovare qualcosa di nuovo.

Dal canto mio neppure la vita è più importante della felicità donata dall'amore per la conoscenza.
Non si può imparare se già si sa.
Per cui è meglio essere ignoranti e spogliarsi di tutto, nutrire la propria curiosità, incoraggiarne la voracità e non cercare di capire ciò che non ha senso.

La vita non ha significato, ha solo bisogno di essere vissuta, goduta, amata.

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