mercoledì 30 marzo 2016

L'analfabetismo e il declino sociale

... perché se molti non vedono il nesso, allora vuol dire che c'è.
Questa mattina scorrendo la pagina di facebook ho avuto il consueto piacere di leggereun post intelligentemente critico della mia amica Laura Sicignano, regista teatrale di fama internazionale, ma soprattutto dine intellettuale con una profonda dedizione all'arte e alla cultura.


Lo spunto parte da un articolo di Filomena Fuduli Sorrentino sul blog La voce di New York , un'intervista al linguista Tullio De Mauro il cui passo più rilevante può essere questo:https://mauropresini.files.wordpress.com/2013/09/analfabetismo.gif
...in età adulta le intere popolazioni sono esposte al rischio della regressione verso livelli assai bassi di alfabetizzazione a causa di stili di vita che allontanano dalla pratica e dall’interesse per la lettura o la comprensione di cifre, tabelle, percentuali. Ci si chiude nel proprio particolare, si sopravvive più che vivere e le eventuali buone capacità giovanili progressivamente si atrofizzano e, se siamo in queste condizioni, rischiamo di diventare, come diceva Leonardo da Vinci, transiti di cibo più che di conoscenze, idee, sentimenti di partecipazione solidale
Nello stesso articolo viene citato un interessante servizio Rai sull'alfabetismo, il cui relatore è lo stesso prof. De Mauro e che riporto qui sotto:


Letta l'intervista, corredata di numeri importanti sull'analfabetismo funzionale delle popolazioni mondiali, inutile dire che trai paesi OCSE l'Italia è piazzata malissimo, nascono spontanee alcune riflessioni.
Come ne usciamo?
Il 30% significa che abbiamo un ritardo di almeno (almeno, ALMENO) una generazione; ammesso che iniziamo a lavorare seriamente per la cultura, cosa che invece mi pare lungi dall'essere reale.
Dobbiamo sollecitare alla cultura almeno un altro 30% della popolazione, affinché solleciti i propri familiari. Per fare questo bisogna lavorare sugli adulti, gli stessi che preferiscono inveire che ascoltare, che preferiscono lamentarsi invece di costruire, che preferiscono ammirare seni nudi in TV invece di informarsi (non parliamo di farsi una cultura).

Tutto questo in un Paese individualista in cui lo stato è considerato servo del proprio piacere, in cui ci si compra "la jeep di Batman" come un enorme giocattolo per bambini agée. 
La società di massa qui ha fatto del suo "meglio" e ha massificato tutto cancellando ogni barlume di cultura e intelligenza, avverando le previsioni del giurista e sociologo francese Alexis De Toqueville, formulate ben oltre un secolo fa e rimaste pressoché inascoltate.

Questo è il mio punto di vista e secondo la mia opinione, non c'è speranza di cambiare le cose.
Non c'è futuro per chi non conosce il proprio passato.
Forse è meglio lasciare andare tutto, finché nuovi interessi economici non saranno in grado di ricreare le opportunità di crescita che questa Nazione ha avuto e sciaguratamente dilapidato.