sabato 28 maggio 2016

Intelligenza artificiale e stupidità biologica

...ovvero l'intelligenza delle macchine supera quella di molti umani.

Sembrava impossibile e invece è diventata realtà e nel giro di pochissimo tempo.

Le automobili si guidano da sole, riescono a prendere decisioni intelligenti e a collaborare in maniera proficua per la gestione del traffico.
La teoria del formicaio applicata alle autovetture ha risolto il più grande problema del novecento, spostare le persone in maniera rapida ed efficiente, pertanto senza coinvolgerle nell'azione. Già perché l'incapacità dell'essere umano di rispettare le regole e di collaborare per la regolamentazione del traffico hanno decretato il fallimento di un intero modello sociale.

Ad oggi molte persone, troppi giovani, non sanno più neppure utilizzare un semaforo e non comprendono il rischio correlato all'investimento ritenendosi una sorta di supereroi immuni da ogni danno fisico.

Motociclisti spericolati e distratti che tagliano la strada a camion,
Pedoni incuranti che attraversano con il rosso senza notare il flusso delle auto,
Automobilisti a tutta velocità che non rispettano le precedenze.

L'inadeguatezza delle masse alla vita nell'ambiente in cui si muovono quotidianamente è il riflesso dello sviluppo sociale del novecento. La specializzazione a cui siamo stati indotti da un sistema sempre più frenetico e competitivo, ha portato una buona parte delle persone che popolano l'ambiente urbano a decidere di selezionare l'ambito di interazione escludendone alcuni aspetti, spesso non secondari.

L'esempio perfetto lo abbiamo con quanti camminano nelle città guardando continuamente lo smartphone, spesso indossando le cuffie e isolandosi così dall'ambiente in cui si trovano fisicamente.
Ciò li rende palesemente inadeguati al modello di vita a cui il loro corpo appartiene, inadeguati all'interazione con gli estranei se non attraverso il filtro dei social media.

Risuonano sempre più le parole di Descartes «cogito ergo sum», con cui poneva l'accento sul dubbio, sottolineando che proprio nella critica, quindi nell'atto di pensare, l'uomo esiste..

Sono dunque umani questi esseri inconsapevoli che transitano per le nostre strade?

E' difficile non pensare che siano una sorta di esseri subumani, quando vengono travolti da un treno perché attraversano i binari senza neppure guardare, o da un'auto quando attraversano la strada con il rosso.

Così all'apice della diffusione delle democrazie, raggiunto il suffragio universale e avendo dato a tutti la possibilità di esprimersi attraverso il world wide web, scopriamo che molti non ne avranno mai le capacità.

Scopriamo che forse gli eguali diritti non hanno un effetto positivo sulla società.
Comprendiamo la necessità di una soluzione.

E in questo momento nasce la AI, Artificial Intelligence, come un novello messia che libera il mondo dal male rappresentato dall'incapacità residua di pensare.

Le macchine iniziano a pensare per noi, le autovetture viaggiano da sole, il frigorifero si autogestisce e le serrande si chiudono da sole, lasciandoci infine il tempo per vegetare senza più nulla di cui occuparci, se non decidere come dilapidare ciò che resta della nostra quota data e ignota di tempo.

Come si può essere umani senza inventare, senza decidere, senza preoccuparsi, senza soffrire e senza dubitare? Sì può vivere da non-morti, inteso come "non ancora morti" lobotomizzati e passivi?

Ritengo personalmente che non sia possibile e che dovremmo presto selezionare le persone non già in base al censo o alla condizione nobiliare, bensì in base alla capacità di elaborare i concetti e le soluzioni, differenziare l'homo sapiens rimasto, dalla nuova specie regressiva di homo stultus.

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