mercoledì 4 giugno 2014

Biologia della sintesi

la modernità, in sintesi.

Non possiamo identificare l'origine del nostro essere, in quanto troppo impegnati a sintetizzare, a riassumere a comprimere l'essenza per scoprire da dove veniamo e chi siamo, ammesso che possa ancora avere un senso porsi questo domande in un mondo non più positivista, in un'epoca di dubbi e surrealismo.
Viviamo in un mondo in cui i prodotti di sintesi sono ovunque e ci sembra normale vivere dei risultati della ricerca industriale novecentesca, la cui tecnologia ha permesso di realizzare in laboratorio prodotti ben più efficaci di quelli ottenuti dalla natura.

Non ci sono più soltanto prodotti, oggi abbiamo anche esseri sintetici.

La sintesi industriale ha trovato il proprio apice al termine del secolo breve con la genetica. Se dapprima si ricreavano oggetti, ingredienti, semplici elementi, ad un tratto si è iniziato a replicare esseri viventi.
La manipolazione genetica ha permesso di sintetizzare forme di vita mai viste prima, di rendere i pomodori più succosi e il grano più resistente, di replicare pecore e manipolare cellule staminali per fornire pezzi di ricambio in serie per esseri umani.

Abbiamo sintetizzato la vita.

Senza che neppure il Dr. Frankenstein se ne accorgesse, siamo andati ben oltre l'ideale romantico di quel personaggio letterario creato, sintetizzato forse, dalla penna della visionaria Lady Shelley. Ed è proprio attraverso quell'onirica rappresentazione della rinascita che possiamo immaginare come la sintesi arrivi alla comunicazione.

Nell'epoca della sintesi estrema, incontriamo l'estrema sintesi.

Oggi leggiamo estratti di notizie, sintesi di sintesi, sintesi al quadrato di informazioni irriconoscibili, dove non si esprime più l'oggetto, ma se ne richiama un aspetto non più lungo spesso di centoquarante caratteri. Un'informazione stroboscopica e abbagliante che non mostra che parti, momenti, frazioni e ci rende ciechi seppur vedenti.

La chimica pervade la conoscenza, diventa più semplice sapere che conoscere.

Se davvero oggi, nella frenesia sociale che comprime le nostre vite in pillole informative acritiche, è sufficiente credere di conoscere per sapere; se davvero oggi non è necessario imparare, a cosa serve il pensiero umano?
Forse la Sintesi è una nuova forma di vita, una specie post-umana la cui genesi è ormai avvenuta e che deciderà presto del destino della nostra specie, come noi abbiamo manipolato quello d'altre.

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