venerdì 19 giugno 2015

Osservazione partecipata di una morte annunciata

... in pratica restare a studiare un sistema che si sta disfacendo.

Del disastro rappresentato dall'Italia c'è poco da dire, non perché non ci sia materiale, ma perché le notizie di degrado economico e sociale sono così incalzanti e sempre nuove che non vi è nulla di interessante da dire che domani non sia già cronaca di poco conto.

Il paradosso di questo Paese è che il malcostume e la malversazione, l'estorsione e la frode, la menzogna e l'opportunismo sono così radicati da non rappresentare altro che la consuetudine, a prescindere dal livello sociale in cui ci si trova.

Così se analizziamo i comportamenti dei politici troveremo peculato,
Se controlliamo quello dei dipendenti pubblici malversazione,
Quando osserviamo la mafia è estorsione,
Guardando le imprese troviamo frodi,
Se fermiamo l'uomo della strada, nel migliore dei casi qualcuno che ci dice che non pagare le tasse è l'unica arma di cui il povero cittadino dispone per difendersi dallo Stato canaglia;

Anche se poi il privato cittadino va a votare per garantire il proprio interesse.

Nulla di nuovo insomma, in secoli di storia l'Italia è sempre stata rappresentata come una terra di affari e di scarsa morale, dove gli interessi locali e la litigiosità non hanno mai creato terreno per la nascita di un'unità nazionale di rilievo.

Il punto è che chi rappresentava un'Italiettta di truffatori, in fondo aveva ragione.

E così ci si trova ad analizzare una società colabrodo in cui l'egocentrismo e il narcisismo esondano piuttosto che colare tra i fori, da cui peraltro escono a fatica le risorse comuni che servirebbero a concimare l'economia e la ripresa della società.

Questa è una nazione fantasma, una nave che affonda pullulante di topi in cerca di salvezza, mentre il comandante/pifferaio magico ha già trovato la salvezza su uno scoglio; da dove millanta la sua potenza e la condivisione di un futuro migliore per convincere i marinai a restare a bordo.

C'è poco da salvare in una nave fallata alla deriva

Non resta che scendere finché si può e ricominciare a costruirne un'altra, magari a questo giro con persone più oneste e affidabili,
Perché quando c'è da lavorare è sempre meglio avere accanto qualcuno che lavora quanto noi, né di più, né di meno, esattamente alla stessa maniera; perché l'equità nasce dai doveri e non dalla pretesa di diritti.

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