martedì 22 aprile 2014

Cronaca di una morte annunciata

...quella di una cultura, che forse non è mai esistita.

Enel, dopo la campagna pubblicitaria 2013 (visibile qui) in cui elevava a guerriero ogni persona che svolga una vita assolutamente normale, anzi perfino banale, prosegue la propria campagna demagogico-speculativa passando in rassegna molti degli avvenimenti e dei personaggi rilevanti della storia italica, in un medley tra sacro e profano dove le invenzioni di Leonardo, si trovano accanto alla Dolce vita, dove il Colosseo è accostato agli spaghetti al dente, il Mondiale di calcio di Germania all'Impero romano (tutto quanto), i "Maestri dell'artigianato" al Rinascimento (tutto anche questo) e Raffaello, Michelangelo, Caravaggio, Pinocchio; esattamente in quest'ordine.




Uno spot abominevole che in ultimo sostiene che sia ora di guardare avanti, di costruire qualcosa di cui essere di nuovo fieri. Enel dimentica di dirci però chi siano quelli così orgogliosi del loro passato da non lavorare per il futuro.

Gli Italiani?

Quelli che fino a due decenni fa non sventolavano il tricolore perché era un atto fascista e che oggi in buona parte inneggiano al separatismo?
Quelli che hanno tutti un parente emigrato e odiano gli immigrati?
Quelli che ripudiano la guerra e mandano truppe armate in giro per il mondo?
Quelli nella cui Costituzione, come nel filmato Enel non vengono mai citati?

E così aggiugiamo un altro pezzo al puzzle della decadenza, dopo il premio Oscar al film "La grande bellezza" (dii cui al precedente post) e nell'attesa del sigillo sulla tomba di questa nazione, di questa società tentacolare che dal singolo attributo ricava una teoria, in cui godiamo perfino dell'orgoglio di appartenere ad una cultura decadente.

Riusciamo ad essere orgogliosi del nostro fallimento, e ignari ci presentiamo al resto del mondo come degli illustri falliti.

Fallito è il sistema economico, fallita è l'industria, fallito è il cinema, falliti sono tutti quelli che hanno pensato per decenni di poter vivere sulle spalle altrui.
Fallita è l'Italia dei guerrieri che combattono per un posto in metropolitana o che s'indignano per l'esclusione di un giocatore dalla nazionale.
Fallita è una cultura che si disperde al vento con la capacità linguistica dei suoi cittadini, sempre più ignoranti e sempre più attratti dagli ideogrammi che appaiono sul loro tablet.

La storia è nata dalla scrittura e con la scrittura finirà.

E così, nel meltin'pot di razze e culture che ha fatto grandi nazioni come la Greater Britain (no, non è un errore) o gli Stati Uniti d'America, riusciamo a prendere solo il peggio e abbandonare ogni residuo d'orgoglio per bearci della disfatta.
In questa guerra culturale, i barbari sono arrivati a Roma ancora una volta dal Nord, ma questa volta non portano arretratezza e distruzione, portano semplicemente la razionalizzazione weberiana e la società civile europea che certamente rifiuteremo.

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