lunedì 3 novembre 2014

I miei primi quasi quarant'anni

Non sono poi così diversi dai primi trentanove e suppongo neppure dai primi quarantuno, se non nella parte marginale che risulta rilevante soltanto dell'immediatezza della celebrazione.

La valutazione però si fa nel complesso, così posso farla senza problemi seppure manchi ancora un giorno o quasi.

Quando iniziai il mio percorso in questa valle di lacrime lo feci contro il fato, giàcché rischiai di morire strangolato alla nascita.
Da quel momento tragico posso dire che è stata tutta discesa ma ripidamente in salita, perché costellata da un paio di altri eventi di quel calibro, qualche volo in moto, qualche commozione cerebrale e tanta, ma tantissima voglia di migliorare me stesso.

Affrontare sfide è quello che credo di aver saputo fare meglio fin'ora.

Il che non coincide assolutamente con la vittoria. Affrontare una sfida significa semplicemente mettersi in gioco con qualcosa che riteniamo più grande di noi. Significa tentare di raggiungere un obiettivo alto, significa non accontentarsi di quello che abbiamo ottenuto o di quello che facilmente possiamo avere.

Il paradosso sociale è che i momenti significativi di una vita sono quelli in cui si cambia. Che ci sia un rituale sociale o meno, il cambiamento è da sempre al centro di vite che tentano disperatamente di conservare lo status quo.
La gente è normalmente terrorizzata dal cambiamento, seppure cerchi di esorcizzarlo attraverso riti di passaggio e definizioni precostituite. Si diventa adulti quando si compiono i diciotto anni, ci si sposa, si fa la prima comunione, si va in pensione e per ognuno di questi momenti si fa una grande festa.

Eppure celebrare il momento di passaggio da una condizione ad un'altra lascia un vuoto enorme.

Impedisce di percepire il continuo divenire, quella sorta di scorrere idraulico del tempo che leviga gli spigoli del nostro essere regalandoci una forma armoniosa in perpetua evoluzione.

Anni fa decisi di non voler sapere chi o cosa fossi, ma di voler disperatamente esserlo. E così divenni figlio, studente, fratello, operaio, scrittore, geometra, sportivo, amante, inventore, eremita, webmaster, allenatore, mecenate, giornalista, consulente, fidanzato e presto padre.

Ma soprattutto, in questo periodo di tempo che varia sempre in maniera marginale, divenni qualcosa che diversamente non avrei potuto essere; felice.

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