domenica 22 settembre 2013

L'Educazione e il Rispetto


Difficile darne una definizione univoca.

Ciò che per noi rappresenta normalmente l'educazione non è altro che l'aspettativa del comportamento altrui in relazione all'idea che abbiamo del nostro rapporto in relazione alla società.


L'Educazione si definisce con la normalità, con la norma dei comportamenti sociali. Ma se siamo abituati a considerarci esseri unici e particolari, difficilmente potremo pensare di essere normali.

Perchè io valgo, citando una nota pubblicità.


Ma quanto valgo? Ho un valore commerciale come target pubblicitario, un valore assicurativo, un valore nel mondo del lavoro.

Ma ho un valore nel mondo sociale che non sia collegato allo sfruttamento in scala delle mie potenzialità commerciali?



La risposta è apparentemente NO.
La società organica industriale si è disgregata.

E con essa si è disintegrato il rispetto.

Se mancano i vincoli di coesione sociale, manca anche lo stimolo a mantenere l'equilibrio. Quando il prossimo si muove verso noi soltanto pagandolo, non c'è più bisogno di rispettarlo, ma avere denaro a sufficienza per comprare i suoi servigi.

I risvolti sociali di questa situazione sono imbarazzanti.

Non è chiaramente possibile che esista una società in cui tutti sono unici e hanno potere economico a sufficienza per indurre gli altri a servirli.
Questo comportamento, che esiste dalla notte dei tempi, è sempre stato riservato ad una élite possidente, mentre i più si rivolgevano ad altri simili con sistemi meno elaborati tecnicamente ma direi più evoluti in forma sociale.

A che serve il denaro se hai tutto ciò che ti serve?


Il denaro era il mezzo per ottenere il necessario al sostentamento, per certe categorie era perfino superfluo, potendo provvedere a certe particolari necessità tramite lo scambio di beni.
Il denaro non ha più valore intermedio, è un valore dì per sé stesso. Sovente lo si accumula senza poterlo o volerlo destinare ad altro che all'incremento matematico del totalizzatore.
Esistono poveri che hanno ingenti somme di denaro con cui dovrebbero garantirsi il rispetto, ma che non intendono spenderlo.

Il miraggio della rivoluzione capitalistica cinquecentesca è stato proprio quello, pensare che il denaro potesse trasformarsi da mezzo a fine.

E alla fine, infine, siamo arrivati.

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